RIAPERTURA DELLE SCUOLE: QUALE SARÀ IL DESTINO DEGLI STUDENTI ITALIANI?
Il presidente francese Macron ha dichiarato che l’11 Maggio riapriranno le scuole in Francia. Queste le sue dichiarazioni: “L’11 maggio prossimo sarà l’inizio di una nuova tappa”, una tappa “progressiva”, visto che “l’obiettivo principale resta la salute di tutti i francesi. A partire dall’11 maggio riapriremo progressivamente asili, scuole e università”. “Non tutti i bambini hanno accesso ai sistemi digitali e all’aiuto dei genitori: la chiusura delle scuole aumenta le disuguaglianze sociali”.
Sulla scia della Francia, anche la Danimarca ha stabilito che da domani gli studenti inizieranno a tornare a scuola e negli asili i bambini, a scaglioni.
E in Italia? Nel nostro Paese si discute addirittura se sia possibile una riapertura delle scuole a settembre. Il ministro Azzolina continua a sbandierare il successo eclatante della didattica a distanza. Ma siamo proprio sicuri? E’ davvero certo che tutti i ragazzi stiano partecipando attivamente alla D.A.D e stia andando a gonfie vele il loro percorso di apprendimento? E’ proprio certo che dare in comodato d’uso uno strumento tecnologico possa aiutare anche i ragazzi con bisogni educativi speciali? Siamo sicuri che nel caso dei bambini della scuola primaria la Dad possa insegnare loro le operazioni fondamentali o i fondamenti della lingua italiana? I genitori sono tutti entusiasti di questa didattica on line?
Stando alle dichiarazioni centrali saremmo diventati un’isola felice.
Intanto il sottosegretario De Cristoforo afferma che “ La didattica a distanza ha colmato il vuoto, ma ogni giorno amplifica le disuguaglianze che già a scuola esistono. Il ministero deve insediare al più presto una task force e costruire un cronoprogramma per i prossimi quattro mesi e mezzo”.
Il modello che sta sempre più prendendo forma è una didattica mista che vede la confluenza tra una parte in presenza e un’altra a distanza.
In Trentino, ad esempio, si parla di “doppio turno tecnologico settimanale” che prevede metà classe in aula a scuola e metà a casa a seguire lezioni a distanza.
Tale modello potrebbe funzionare in una Scuola Secondaria di Secondo Grado. Il problema resta comunque per il Primo Ciclo.
Insomma il destino degli studenti italiano è tuttora molto incerto e se non si organizza per settembre un piano di rientro di certo finiremo con il calpestare il diritto allo studio degli ultimi.
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